È del 1984 la ricerca La gestion ordinaire de la vie a deux, Sociologie du Travail della sociologa francese Monique Haicault, in cui per la prima volta si parla di carico mentale della donna, condizione che viene portata al massimo con la maternità. Ma questo non è tutto, perché ciò che a molti sfugge è che le donne devono anche affrontare il cosiddetto carico mentale della mamma: una serie di preoccupazioni e responsabilità che vanno oltre la gestione degli aspetti pratici della vita familiare. Tuttavia, la realtà è che questo carico mentale non dovrebbe essere solo loro.
Essere una madre è un impegno enorme, tanto che spesso viene paragonato a un lavoro full-time. Le mamme si occupano incessantemente dei propri figli, assumendosi la quasi totalità degli impegni quotidiani e spesso anche il compito di portare a casa il pane.
Condividere il carico mentale: è la soluzione
Le mamme sono spesso le uniche responsabili dell’organizzazione della vita familiare, dall’acquistare generi alimentari alla scelta delle scuole dei figli, dalla gestione delle finanze alla programmazione delle vacanze. Questo inevitabilmente porta a una quantità enorme di responsabilità e lavoro, tanto che è facile sentirsi sopraffatte a volte.
Ma c’è di più. Le madri devono anche gestire le emozioni dei propri figli, supportarli nel loro lavoro scolastico, fare fronte alle complessità della propria vita privata e di quella familiare, e molto altro ancora.
Il problema è che il carico mentale della mamma non è sempre riconosciuto né apprezzato dalla società e dalla famiglia allargata
Le mamme vengono spesso giudicate per aver fallito, se non riescono a farcela in tutto e per tutto, quando in realtà dovrebbe esserci un maggiore sostegno. Ciò che è importante capire è che il carico mentale deve essere condiviso tra tutti i membri adulti della famiglia. Quando ciò avviene, si può creare un clima di maggiore solidarietà, rispetto e, nello specifico, una mentalità di supporto reciproco.
La condivisione del carico mentale non significa solo che gli altri membri della famiglia devono assumersi alcune responsabilità pratiche, ma anche che deve esserci maggiore comprensione e attenzione per le preoccupazioni e le sfide della madre. Ciò implica una maggiore partecipazione nella vita della famiglia, maggiori conversazioni e comprensione del punto di vista degli altri membri.
Sovraccarico mentale: ma devo sempre pensare a tutto io?
Parlando del carico mentale della mamma, le donne hanno un peso da portare che spesso va ben oltre le loro mansioni lavorative. Il carico mentale delle donne si riferisce infatti a quelle attività che spesso vengono considerate naturali, come pensare a cosa fare da mangiare, organizzare gli spazi in casa, fare il bucato e fare la lista della spesa. Si tratta di un lavoro invisibile, che richiede tempo, pianificazione e organizzazione.
Quando entrano in scena i figli, se possibile la situazione peggiora: ci si aspetta che sia la madre a organizzare le visite pediatriche, i vaccini, i cambi, il bagnetto, l’iscrizione al nido.
Da parte del compagno non sempre c’è cattiva volontà: se ti stai chiedendo perché devi pensare a tutto tu, sappi che molto probabilmente lui non si rende conto del lavoro che stai facendo dietro le quinte, ed è per questo che magari ti rinfaccia di aver vestito lui il bambino e averlo accompagnato a scuola (magari dietro tua richiesta).
Siamo cresciuti con questo modello, e quasi come se fosse naturale assumiamo questi ruoli, portando avanti la credenza che le mamme debbano organizzare tutto, mentre i papà sono dei poveri inetti che nella migliore delle ipotesi riescono a eseguire qualche compito facile, se istruiti dalla donna. Ma qual è la conseguenza?
Le conseguenze della stanchezza eccessiva
Quando il carico mentale della mamma, accumulato per le attività quotidiane che riguardano la gestione di un figlio, diventa troppo gravoso da sopportare, la stanchezza può raggiungere livelli altissimi.
La stanchezza eccessiva ha effetti negativi sulla salute, dando sintomi fisici, come mal di testa o dolori muscolari, e mentali, come stress, ansia e perdita di concentrazione.
Se la stanchezza è costante, il cervello è costantemente sovraccarico e affaticato, causando un calo delle prestazioni cognitive e delle capacità di decisione.
La conseguenza è la distrazione continua e la sensazione di essere in una bolla, quella che spesso si definisce simpaticamente baby brain: la tipica distrazione delle mamme che hanno appena avuto un bambino.
Questa distrazione in realtà è dovuta principalmente a un sovraccarico mentale, unito alla stanchezza fisiologica data dalla privazione di sonno e dall’eventuale allattamento.
4 consigli per non farsi schiacciare dal carico mentale
Come fare quindi in pratica, per evitare che il carico mentale ti schiacci?
Sicuramente è necessario che il tuo compagno collabori, ma anche tu puoi fare la tua parte per cambiare la situazione.
- Rispetta i tuoi limiti. Esiste la convinzione per cui le donne siano naturalmente portate per essere multitasking, ossia occuparsi di più cose contemporaneamente, ma in realtà il nostro cervello rende meglio quando si occupa di un’attività per volta. Non cedere alle manie di onnipotenza, ma chiediti quale sia il limite oltre cui non puoi andare, e delega tutto ciò che non vi rientra.
- Ridefinisci i ruoli con il tuo partner. Dare una regola esplicita aiuta a far comprendere tutto il lavoro che c’è dietro a un’attività e a chiarire chi si deve occupare di cosa. Chi si prende la responsabilità di una mansione, si occupa anche di organizzarla, anche cooperando con l’altro, ma senza aspettare istruzioni.
- Comunica con il tuo compagno. Molto spesso si ha la convinzione che l’altro debba capire che qualcosa non va semplicemente osservando il nostro umore, quasi leggendoci nella mente, ma purtroppo non è così. Comunicare in modo chiaro e preciso può far capire ciò di cui hai bisogno, oltre ad aprire un dialogo.
- Fidati del tuo compagno. La mania del controllo può giocare brutti scherzi, ed è possibile che tu ti senta più brava a svolgere una determinata attività. Probabilmente è anche vero, se l’hai fatta tutti i giorni negli ultimi mesi, ma pensi davvero che la persona che hai scelto come compagno di vita sia un completo inetto? Non penso proprio! Dagli fiducia: troverà il suo personale modo di fare le cose, proprio come hai fatto tu quando hai iniziato.
La questione del carico mentale può mettere a dura prova una coppia di genitori, e farsi accompagnare può essere utile, per vivere la genitorialità in modo più sereno.
È con questo proposito che è nato il mio percorso di supporto alla genitorialità: sono a tua disposizione per aiutarti ad alleggerire il tuo carico!